lunedì 9 gennaio 2017

UN PALLONE CHE ROTOLA


Tra le cose che mai avrei pensato di poter fare c'era scrivere un romanzo. E invece l'ho fatto.
Per un fattore puramente caratteriale mi piace scrivere, ma non farlo spesso; e soprattutto senza un fine. Così come viene, quando viene e se viene.
Ho scritto una storia plausibile, senza orpelli così come è confacente al contesto che ho scelto: il tifo calcistico. Che certo vive di retorica,  ridondante e traboccante, ma ad uso solo di chi crede davvero che col supporto della sua voce e dello sventolìo della propria sciarpa si determini il risultato.
Sono andato in curva per molti anni e alla fine, credo che non sia così. L'apporto del 12esimo uomo, la spinta del fattore campo e dell'ambiente ritengo che incidano solo a livelli modesti, al più tra le varie serie dilettantistiche. I professionisti vivono i 90 minuti in modo diverso. E credo che siano altri elementi a determinare i risultati imprevedibili; elementi non nobili né pienamente esplicitabili di cui il tifoso ha percezione ma non realizzata. Intrallazzi, giochi di palazzo, interessi non riconoscibili alla massa vengono tirati in ballo quando il risultato non ci premia, mentre è solo merito del lavoro e del sostegno del pubblico se i nostri 11 escono dal campo con il sorriso. In questa alternanza tra rassegnazione e trionfalismo, non lineare ma sincopata, si consuma la vita del tifoso.
Si dice che il calcio sia la cosa più importante tra le cose meno importanti, ma i tifosi sanno che spesso questa demarcazione svanisce e per un pallone che rotola siamo pronti a ridimensionare aspetti della nostra vita che varrebbero di più. Non è stupidità, superficialità o massificazione. E' voler credere che, in qualche modo, sui gradoni, senza voce e fieramente bardati dei nostri colori, noi facciamo la storia.
A tutti i tifosi che non si sentono spettatori.

http://www.youcanprint.it/fiction/fiction-sport/un-pallone-che-rotola-9788892639362.html

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