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sabato 8 marzo 2014

DI RITORNO DA UN VIAGGIO...

Dell'importanza di viaggiare, ne siamo tutti a conoscenza, si rischia di finire nella retorica.
Eppure appena rientrato da New York, qualche considerazione credo di doverla fare.
Innanzitutto per riconoscenza a chi mi ci ha trascinato, perché sì, non avrei voluto andarci. Principalmente perché ho sempre considerato il popolo statunitense cafone e dalla storia misera, abitante di un Paese banalmente considerato e autoimpostosi come capofila di ogni valore positivo, patria di una retorica stucchevole e doppia. Però, ho rilevato delle abitudini che, in parte, mi inducono a riconsiderare questo giudizio netto.
Per esempio, non ho visto l'epidemia di nerd scoppiata da noi, dove gli odiosi occhialoni neri li trovi anche dinanzi a occhi dalla vista aquilina, semplicemente perché è-un-accessorio-must-che-fa-molto-cool. Anzi, non ho visto affatto tendenze di moda: ognuno si veste come gli pare.
Per esempio, ancora, nonostante le stazioni della metro si presentino come postacci, nessuno si permette di parlare a voce alta; e in sei giorni, credo di aver sentito appena un cellulare squillare.
Per esempio, nonostante fossi uno delle migliaia di passeggeri in attesa di timbro sul passaporto, il cop ha biascicato per cortesia qualche parola in Italiano, congedandomi con un 'enjoy Mr. Mannino', mentre il suo omologo di Linate non mi ha risposto al saluto né all'inizio né alla fine della verifica del documento.
Il poliziotto dei controlli, magari di suo è particolarmente gentile, ma a prescindere, davanti al suo bancone una locandina ricordava che il suo volto è quello della Nazione.
E forse questo fa la differenza.